Raccontaci un po' di te:
Quali sono le tue passioni nella vita e chi sei professionalmente?
Sono Chiara, ho 31 anni e vivo a Torino. Sono una persona curiosa, empatica e sognatrice ma al tempo stesso pragmatica, ironica e molto schietta. Il mio lavoro è frutto della connessione creativa tra più settori: sono interior&brand designer specializzata in color consulting. Amo la fotografia, che per me è un modo per custodire i ricordi, e il giardinaggio, a cui mi dedico per riposare la mente e sentire il contatto con la natura.
Che cosa significa per te il colore e come lo utilizzavi prima di scoprire il metodo RAH?
Ho sempre avuto un’affinità intuitiva con il colore fin dai primi progetti universitari dove, oggi come allora, il colore emerge nel progetto andando oltre un puro scopo decorativo.
Il colore per me è identità, autodeterminazione, è bellezza, coraggio nel mostrarci al mondo per chi siamo nella nostra autenticità... a partire dal luogo che è un’estensione fisica di noi stessi, la casa, e quello digitale che usiamo per presentarci al mondo, il personal brand.
Studiare e lavorare il colore è il mio modo migliore per offrire alle persone gli strumenti per conoscere ed esprimere se stessi. Prima del metodo RAH, lavoravo il colore intuitivamente basandomi sulle sensazioni e gli input che emergevano dal confronto con i clienti, la cui conoscenza si limitava ai temi del progetto. Con il metodo RAH ho la possibilità di sondare, in pocchissimo tempo, aspetti profondi della storia e dei gusti del cliente, esplorando in modo intimo e al tempo stesso discreto la natura delle sue necessità emotive e della sua idea di bellezza.

"Con il metodo RAH posso esplorare rapidamente gli aspetti più profondi della storia e delle preferenze del cliente."
Quale valore intendi offrire ai tuoi clienti attraverso il tuo lavoro?
Consapevolezza e anticonvenzione. Avere quella sicurezza per andare “oltre” gli schemi,
rompere le regole canoniche, essere in primis fedeli a se stessi e al proprio sentire ritagliandosi il proprio “posto nel mondo”. Questo è possibile solo grazie a un lavoro di introspezione che porta alla piena consapevolezza di chi si è e di cosa si ha realmente bisogno. In questo il colore ci aiuta come potente mezzo di espressione, autodeterminazione e distinzione che oggi non è più un’opzione ma una necessità.

Infine, i tuoi pensieri personali: quali speranze hai per il futuro del tuo campo?
Auguro ai miei colleghi di riuscire sempre più a sganciarsi dagli schemi mentali e le “regolette” legate al nostro settore. L’obiettivo è proporre al cliente quello che non può trovare su cataloghi o pinterest ma solo con un lavoro su se stessi dove la guida del
professionista è decisiva: la consapevolezza e la sicurezza per compiere delle scelte autentiche e deliberate, non dettate dai trend e dalla paura di essere diversi. La forza di ognuno sta proprio nel coraggio di distinguersi da chiunque altro.
In che modo il metodo RAH ha trasformato il tuo approccio al design?
Il metodo RAH mi permette di creare progetti profondamente personali e autentici. Progetti che non sono solo “belli e funzionanti” ma sono veri viaggi di scoperta introspettiva, dove il fulcro sono le persone e la libertà creativa, non gli adattamenti alle tendenze del momento.

Quale valore intendi offrire ai tuoi clienti attraverso il tuo lavoro?
Consapevolezza e anticonvenzione. Avere quella sicurezza per andare “oltre” gli schemi,
rompere le regole canoniche, essere in primis fedeli a se stessi e al proprio sentire ritagliandosi il proprio “posto nel mondo”. Questo è possibile solo grazie a un lavoro di introspezione che porta alla piena consapevolezza di chi si è e di cosa si ha realmente bisogno. In questo il colore ci aiuta come potente mezzo di espressione, autodeterminazione e distinzione che oggi non è più un’opzione ma una necessità.